Dandelion stava lottando.
I liquori che aveva bevuto gli pulsavano ancora nelle vene, annebbiando i suoi sensi. La sua testa era afflitta da un dolore pulsante. Il suo respiro pesante era in sincronia con il suo tormento.
Il bardo imprecò di rabbia. La nausea decise di mitigarsi solo dopo il rigetto della vodka. Nonostante l'impegno, le lenzuola finirono vittima della purificazione. Imprecò ancora, in affanno, poi fece un passo incerto per allontanarsi dal letto, poi un altro, nonostante i suoi piedi danzassero sul pavimento scricchiolante con discutibile stabilità. La sete lo afferrò per la gola.
Cercò la brocca dell'acqua mentre provava a richiamare alla memoria gli avvenimenti della sera precedente.
La sagra della primavera, antica tradizione presumibilmente sottratta agli elfi, attirava molta gente nel piccolo borgo di Gulet. Si trattava di una pomposa celebrazione con abbondanza di alcol e cibo, alla quale tuttavia mancava intrattenimento più raffinato. Finché il sindaco del paese non decise di pagare un giovane poeta di rinomato talento...
Non abbastanza, pensò Dandelion leccando le ultime gocce d'acqua dal bordo della brocca.
Decisamente non abbastanza.Geralt stava combattendo.
Le pozioni che aveva bevuto gli pulsavano ancora nelle vene, affinando i suoi sensi. La notte prima, l'aria umida gli aveva invaso i polmoni. Il suo respiro era in sincronia con i suoi attacchi.
Il witcher imprecava di rabbia mentre faticava a trafiggere la carne tra le squame della creatura. Colpito finalmente il punto giusto, la bestia ferita si ritirò sott'acqua, sparendo alla vista nonostante la sua mole. Geralt imprecò ancora, in affanno, poi compì un esitante passo in avanti, poi un altro, nonostante la melma densa che gli ghermiva ferocemente le gambe. Qualcosa di viscido gli si infilò nello stivale, facendolo gelare fino al midollo.
Non fece in tempo a voltarsi che la superficie d'acqua nera si infranse alle sue spalle.
L'enorme vypper, antico tanto quanto le paludi circostanti, predava la zona di Gulet ormai da anni. E per anni aveva ucciso, ingrassando e indurendo le sue squame fino a renderle impenetrabili. Finché il sindaco del posto non aveva deciso di pagare un witcher per porre fine alla sua ferocia...
Non abbastanza, pensò Geralt mentre schivava un fiotto di veleno.
Decisamente non abbastanza.Posando gli occhi su tutto quel caos, la figlia del sindaco sussultò disgustata. Ciò nonostante, entrò nella stanza in cui il padre aveva fatto accomodare l'ospite. Si fermò davanti al letto, fissando Dandelion intensamente.
Era abituato a essere guardato dall'alto in basso per queste sue peculiari gesta. Questo, tuttavia, non gli impedì di sfoderare il suo smagliante sorriso. E in effetti era difficile trovare un sorriso più disarmante di quello di Dandelion.
Ma la figlia del sindaco sospirò con rassegnazione.
Per di più, lo sorprese con la sua frigidità quando tagliò corto per ricordargli dell'esibizione alla sagra della primavera. Avrebbero dovuto esserci poesie e canti in quantità, e questo giovane e, secondo il suo modesto parere, poco promettente talento non poteva certamente addurre alcuna scusa per non adempiere i propri impegni artistici.
Dandelion guardò il suo petto piuttosto deludente, sul quale aveva già iniziato a comporre una caustica ballata.
Il suo sorriso si fece più ampio.Posando gli occhi sull'inquietante trofeo, il sindaco sussultò per il ribrezzo. Tuttavia, non poté fare a meno di scrutare nelle enormi fauci, provando a contare i denti del vypper. Si arrese dopo trenta e qualcosa, poi guardò Geralt intensamente.
Il witcher fece spallucce. I funzionari come quel sindaco cercavano spesso scuse per sottrarsi dal pagamento. Era più difficile trovarle quando qualcuno metteva la testa di un vypper direttamente sulla tua scrivania...
E così il sindaco di Gulet pagò senza esitazione alcuna.
Dimostrò perfino una certa ospitalità nei confronti del witcher, invitandolo alla locale sagra della primavera. Le strade sarebbero state invase da alcol a fiumi e succulenti arrosti. Inoltre, era prevista l'esibizione di un giovane e promettente poeta. Il sindaco insistette: "Rilassati e goditi la nostra raffinata cultura".
Geralt diede un lungo sguardo alla testa sanguinante, il cui lezzo aveva già ammorbato l'ufficio del sindaco.
Scrollò di nuovo le spalle.Dopo aver raggiunto la piazza del mercato, Dandelion si avviò verso il palco allestito per lo spettacolo. Per rimediare al ritardo, cominciò a strimpellare il liuto dando inizio al concerto in modo poco convenzionale. Passò davanti a una donna tarchiata che vendeva merci, la quale, nonostante la piacevolezza della melodia, non lo degnò di un secondo sguardo.
Lo stesso non si poteva dire dell'inquieto pubblico radunato sotto il palco.
La gente mormorava entusiasta e si scostava. Perfino un uomo dalla chioma bianca, che l'erudito bardo identificò rapidamente come un witcher, lo fece passare con rispetto. Gli abitanti di Gulet parevano saper riconoscere un virtuoso ancor prima di udirne le qualità canore! Magnifico! Dandelion fece un inchino così profondo che la piuma del suo cappello toccò il selciato.
Poi, esaudì il silenzioso desiderio degli astanti.
Con le agili dita pizzicò le corde del liuto. I suoi passi e la sua melodia ipnotizzavano il pubblico. Ma fu solo quando intonò la ballata con voce maestosa che ne conquistò davvero il cuore. Dopo l'esibizione capì che era riuscito a compiere un'impresa impossibile.
Tra la folla c'era un witcher con le lacrime agli occhi, chiaramente commosso per la sua poesia.Dopo aver raggiunto la piazza del mercato, Geralt non si recò subito presso il palco. Per rendere più gradevole la sua visita, si assicurò il necessario: una bottiglia di vodka e un cordone di salsiccia. La donna tarchiata che vendeva la merce non lo degnò di un secondo sguardo.
Una rara eccezione.
La crescente folla cominciò a bisbigliare e la gente si scostò prontamente. Alcuni lo guardavano senza riuscire a nascondere la paura, altri fissavano la sua bianca chioma senza il minimo ritegno. Geralt li ignorò tutti, sorseggiando placidamente la vodka e masticando la salsiccia bisunta.
Il suono di un liuto attirò l'attenzione dei popolani.
La musica proveniva dalle vicinanze del municipio. Chiunque la stesse suonando era chiaramente afflitto dai postumi di una sbornia, poiché passi e melodia non andavano molto a tempo. Tuttavia, quando cominciò a cantare, la sua voce risultò alquanto piacevole. E la canzone, intitolata "La ballata delle due tettine", per quanto cruda, era molto divertente. Ciò nonostante, conclusa l'esibizione Geralt pensò che il banchetto gastronomico lo aveva colpito molto più di quello artistico.
L'ultimo sorso di vodka lo aveva decisamente commosso.La musica sa stimolare i sensi. Il bardo era bravo con le rime, sapeva cantare e come ingraziarsi le fanciulle. Non poteva che essere un tipo molto ambito! E il gentil sesso aveva grande brama di mettere in mostra le proprie forme, accendendo un desiderio che nessuna vodka avrebbe mai potuto estinguere.
Ma Dandelion non partecipava attivamente alla festa. Se ne stava in disparte, in compagnia di una tra le più bramose fanciulle di Gulet. Provava piacere. Un piacere che pregustava fin dal mattino.
Poi, improvvisamente, udì un urlo. E il suo piacere svanì all'istante.
Il bardo si trovava sia sotto il palco sia sotto... la pulzella, con la "spada" sguainata. Per sua fortuna, riuscì a rinfoderare la lama prima che alcuni aggressori armati irrompessero nel suo nascondiglio. E quando gli si avventarono contro, Dandelion non si tirò indietro e difese la sua prescelta. Ciò nonostante, si atteggiò a debole e impaurito, affinché i malfattori abbassassero la guardia e gli permettessero di colpire al momento opportuno. Un witcher dal volto familiare accorse con il chiaro intento di salvare il suo artista preferito. Due impavidi eroi contro qualche bandito buono a nulla.
A Dandelion parve il momento di divertirsi un po'.La musica sa placare anche la bestia più selvaggia. Chi prima guardava Geralt con ostilità, ora condivideva con lui la gioia di tracannare vodka e mangiare salsicce. Questo, insieme alla musica e alle danze, rallegrava gli animi. Il witcher non poteva essere una persona cattiva!
Tuttavia, Geralt non partecipava attivamente alla festa. Se ne stava in disparte, beato, a osservare gli ebbri e felici abitanti di Gulet. Era da tempo che non si sentiva così.
Poi, improvvisamente, udì un urlo. E la sua beatitudine svanì all'istante.
I sensi del witcher percepirono la baruffa sotto il palco. Accorse brandendo la spada, ma giunto sul posto la rinfoderò subito. Gli aggressori erano disarmati. Avevano afferrato la povera vittima, ossia il bardo di prima che sembrava almeno essersi ripreso dalla notte precedente. Cominciarono a strattonarlo violentemente, pronti a colpire. Dietro di loro, una giovane donna mezza nuda gridava come una matta, provando inutilmente a mettersi tra gli aggressori e il bardo. La situazione era la seguente: quattro energumeni contro un mingherlino che chiaramente non avrebbe potuto reagire a tono.
A Geralt parve il caso di intervenire.Ripristinato l'ordine, Dandelion diede un bacio alla pulzella salvata e se ne andò lieto per la sua strada, tra la folla festante. Non salutò il witcher, poiché agli uomini non servono parole in simili situazioni, ma dopo un po' notò che qualcuno lo stava seguendo e si voltò con indifferenza, porgendo la mano all'uomo alle sue spalle.
Il witcher rispose goffamente al saluto, stringendo la manica invece della mano. Abbagliato dalla genialità del bardo, riuscì soltanto a proferire qualche parola accennata, ma era chiaro che avesse bisogno di fare due chiacchiere. Dopo essersi ripreso, si presentò come Geralt di Rivia. Non lo disse apertamente, ma una cosa era certa: aveva bisogno di compagnia. Essere un witcher doveva significare una vita solitaria, allietata al massimo dalla compagnia del proprio cavallo. E così Dandelion suggerì di spostarsi in un luogo più tranquillo, ossia un rinomato bordello con una sontuosa cucina. Ovviamente, usò questa scusa per recarsi proprio lì. Ma in verità, il suo fu un semplice atto di benevolenza.
E così partirono insieme.
Il bardo e il witcher.Quando gli aggressori furono stesi e la giovane ebbe modo di rivestirsi, Geralt capì che c'era qualcosa che non quadrava. Il poeta era sparito. Alquanto sospetto, pensò il witcher. Il cosiddetto "nobile divulgatore della cultura" era sgattaiolato via un po' troppo in fretta. E se fosse stato colpevole di qualcosa? Forse la situazione andava vista secondo una luce completamente diversa... Fortunatamente, non era andato molto lontano. Geralt lo notò ancora tra la gente, vicino al palco. Come fecero i balordi, il witcher lo afferrò per le vesti sgargianti. Il giovane dapprima si spaventò, ma subito si ricompose. Tenendo in mano il suo cappello con la piuma di airone, si inchinò educatamente e si presentò come Dandelion. Disse che si era trattato di un semplice malinteso e che avrebbe risposto volentieri a eventuali domande in un luogo meno ostile. In effetti, ne conosceva uno perfetto: il bordello dove la notte prima aveva lasciato svariati effetti personali. Con rinnovate urla che già provenivano dal palco, fu evidente che aveva un disperato bisogno di aiuto.
E così partirono insieme.
Il witcher e il bardo.Raggiungendo la porta del Fiorellino, Dandelion giunse alla conclusione che i suoi aggressori dovevano essere stati mandati da un rivale geloso. Scavò nella memoria e si ricordò di un uomo di Cidaris che invidiava il suo talento. Quel pezzo di merda, codardo e incapace! Che vile atto da demente mandare dei mercenari a uccidere il più talentuoso dei due poeti. Dandelion, in buona coscienza, non poteva certo ignorare un simile affronto. Sentì l'urgenza di partire subito per sistemare la questione.
Tuttavia, la vendetta avrebbe dovuto attendere, poiché il bardo aveva un witcher da intrattenere.
Geralt, inconsapevole della propria maleducazione, fissava imbambolato il prosperoso petto della proprietaria. Dandelion fu sul punto di chiedergli quando era stata l'ultima volta che il witcher aveva... ma poi evitò di approfondire. Determinato a trarre il meglio dalla situazione, ordinò a un'adorabile servetta qualche manicaretto per cui il locale era famoso. Il bardo non badò a spese. Al nuovo amico offrì una generosa quantità di vodka di un certo livello. In cambio, sperava solo che il witcher sarebbe stato più loquace.
Ebbene...
Non lo fu.
Con il tempo, tuttavia, il bardo dovette ammettere che Geralt sapeva essere di ottima compagnia, soprattutto dopo qualche bicchierino. Dandelion riuscì perfino a farsi dire il suo vero nome, che era Geralt Roger Eric du Haute-Bellegarde.
Proprio così.Per Geralt non fu una sorpresa sapere che la corpulenta signora che gestiva "Il Fiorellino" era già informata sulla situazione. Le voci, insieme ad altre cose malsane, in posti simili tendono a diffondersi rapidamente. Gli spiegò che la fanciulla recentemente deflorata da Dandelion era la sorellina di quattro fratelli notoriamente iperprotettivi. E, cosa ben peggiore, era promessa in sposa a un mercante molto ricco... e alquanto sgradevole. Un'unione disperatamente necessaria per la loro famiglia, secondo la corpulenta padrona. Caso chiuso, pensò Geralt. Ora poteva andarsene con la coscienza pulita.
Nonostante ciò, Dandelion, allegro e apparentemente spensierato, dimostrava una profonda mancanza di comprensione riguardo alla gravità della sua situazione. Il poeta, come fosse appena uscito da un sogno a occhi aperti, ordinò due porzioni di semolino con cipolle e una bottiglia di liquore scadente, ma molto forte. Il più economico possibile, mormorò il bardo mentre allungava l'ultima moneta dalla sua bisaccia. E Geralt apprezzò ancor di più il gesto di offrire da mangiare e da bere. Sperava solo che Dandelion l'avrebbe smessa di parlare così tanto, almeno mentre si gustava la cena.
Ebbene...
Non la smise.
Con il tempo, tuttavia, il witcher dovette ammettere che il continuo cianciare lo disturbava in misura sempre minore, soprattutto dopo qualche bicchierino. Il bardo gli insegnò perfino una canzone sulle fanciulle di... Vicavaro? Vicovoro?
Qualcosa del genere.I due eroi furono presi per mano, quindi spinti contro la parete alle loro spalle. Era piuttosto piacevole, almeno finché le cortigiane non sparirono all'improvviso, lasciandoli soli al buio.
Dandelion attese che gli occhi si abituassero all'oscurità e che il pavimento la smettesse di oscillare in modo così bizzarro. Le donne non hanno pietà. Come avevano potuto lasciarli lì in quel modo? Dopo tutte quelle moine! Ci avrebbe scommesso il liuto che le cortigiane intendevano addebitare loro servizi che non erano stati... erogati. Se non altro, avevano lasciato dell'alcol.
Dandelion levò in alto una bottiglia, che si ritrovò in mano non si sa bene come. Nel frattempo, Geralt mormorava sottovoce. Prima, qualcosa riguardo al gridare. Secondo, qualcosa riguardo al pagamento del vino che il bardo aveva appena preso. Forse era una sorta di deformazione professionale, ossia cercare problemi anche nella sfera privata. Ma dove si trovavano adesso? Non gli importava granché. Per Dandelion, questo genere di vuote ciance erano solo uno spreco di tempo. Era un poeta d'azione, oltre che di parole. E così disse a Geralt di fare qualcosa di utile! Trovare il modo di uscire da questo maledetto posto, o almeno bere altro vino. Ma il compare grugnì ancora di più. Chi avrebbe mai pensato che un witcher potesse avere impulsi così moralisti, per non parlare di una coscienza?
Beh, Dandelion non voleva discutere con lui. Era decisamente troppo sobrio per disquisire sull'aspetto morale delle sue azioni. Pertanto si arrese e preparò un generoso pagamento per i servizi offerti dal Fiorellino.Due fratelli irruppero dall'ingresso principale, mentre gli altri due entrarono, in sordina, dal retro. La cantina era l'unico posto sicuro, così, con l'aiuto di due cortigiane, i due eroi si defilarono, lasciando i loro inseguitori con un palmo di naso.
Geralt sentiva quattro paia di scarpe calpestare il pavimento sopra la sua testa. Le voci adirate dei quattro fratelli, che stavano setacciando il bordello, arrivavano fino in cantina. Il witcher non aveva voglia di combattere ancora, e Dandelion... Dandelion era rimasto ipnotizzato mentre esaminava le numerose bottiglie.
Il furto sembrava un modo miserabile di mostrare apprezzamento per l'aiuto ricevuto, cosa che Geralt si sentì in dovere di sottolineare. Oltraggiato, Dandelion mormorò con rabbia che non stava rubando a nessuno, ma semplicemente voleva fare un acquisto. Non era certo colpa sua se le attuali condizioni gli impedivano di pagare! Ciò nonostante, posò la bottiglia ed estrasse strumenti di scrittura dalla sua borsa. Geralt osservava in silenzio il bardo scrivere una lettera che, in teoria, obbligava il sindaco di Gulet a saldare il conto. Il poeta affermava di non aver ancora ricevuto l'ultimo compenso per la sua esibizione e, ovviamente, non poteva certo andare a ritirarlo di persona proprio adesso, no? Meglio spenderlo in anticipo per il vino che avevano davanti.
Il witcher non aveva modo di dubitare di una tale logica, principalmente perché non riusciva a concentrarsi. E così, tutti d'accordo, prese un'altra bottiglia dallo scaffale.Ah! Dandelion gridò allegramente, vedendo una flebile luce in quel cesso di... Ehi, ma dove si trovavano? Non che importasse molto. Il witcher stava vaneggiando su un tentativo di fuga, chiaramente ignorando una più impellente necessità: altro vino.
Tuttavia, quella luce era un'uscita, giusto? Alquanto strana. Messa così in alto. Senza scalini. C'erano le sbarre al posto della porta. Ma che razza di... Per gli dei e le loro vergini madri! Ma che cos'era stato?!? Il bardo si strinse la testa tra le mani. Un colpo improvviso lo aveva fatto scattare in piedi e, cosa ben peggiore, gli aveva fatto passare un po' la sbronza. Qualche secondo più tardi, il pavimento prese di nuovo il posto del soffitto. Qualcuno... Geralt? ...aveva lanciato il poeta come fosse un sacco di farina. Ahia! Si lamentò mentre atterrava sulla pietra dura. Ma il... guardò in basso. Sì! L'ultima bottiglia di vino era ancora intatta sotto il suo farsetto. L'aveva salvata! Oh, che bellissimo atto di eroismo! Ed eccellente materiale da ballata, indubbiamente, che il poeta avrebbe scritto di suo pugno. Senza farsi mancare qualche verso diffamatorio nei confronti di quel bastardo di Cidaris! Ah!
Condivise subito l'idea con Geralt. E il witcher rise! Dandelion non credeva alle proprie orecchie. La faccenda era seria, molto seria, e questo stronzo si stava sbellicando come una fanciulla deflorata da... Ehi, aspetta un attimo. Cominciò a intonare la ballata che aveva cantato l'altro giorno, sul palco. Sotto il palco...? Witcher, disse a voce alta, canta con me! Potrebbe aiutarci a ricordare...
Ma dai, cazzo! Come puoi rifiutarti, Geralt?!? Che mancanza di rispetto. E io che ho condiviso il mio vino con te, che ti ho confidato i miei segreti. E che ti amo perfino come un cazzo di fratello!Shhh, bisbigliò a Dandelion, cercando di capire se quelli sopra... un momento, ma chi erano esattamente? Geralt non riusciva a ricordare. Poco importa, pensò.
Se n'erano già andati, no? Probabilmente sì, ma perché rischiare? Nel seminterrato c'era una finestra attraverso cui era possibile uscire con facilità. C'erano anche delle sbarre, ma niente che un po' d'Aard non potesse sistemare. Bene, piano piano... BANG! Ma cos...?!? Geralt scosse il capo, bruscamente stordito. Nel frattempo, Dandelion stava provando a rimettersi in piedi sul pavimento che pareva un moto ondoso, inciampando sulle proprie gambe.
La finestra era sparita. Al suo posto, c'era un enorme buco.
Una volta fuori, Geralt si voltò a guardare la parete demolita del Fiorellino dal suo nuovo punto di vantaggio: un vicolo buio. Ma come ci sono arrivato... qui? Il witcher si pose la domanda reputando che fosse tutta opera di Dandelion. Questo sciocco non sa far altro che... Oh, si è portato il vino. Che uomo magnifico.
Geralt accettò la bottiglia e, dopo un robusto sorso, si mise ad ascoltare le instancabili chiacchiere del poeta. Cosa va blaterando? Ma quale trovatore di Cidaris? Oh, Dandelion, razza di cretino. Sei più ottuso di un mulo. Non c'entra nulla un bardo rivale, stai solo scontando le conseguenze di una frivola avventura.
Il tempo volò attraverso la mente del witcher per una terza volta. Ma dov'erano finiti? Geralt non riusciva a concentrarsi per l'incessante cicaleccio del bardo. Ehi, poeta! Dai un po' di tregua alle nostre orecchie! E vino! Altro vino!
E va bene, va bene. Geralt agitò la mano. Non preoccuparti, ti rispetto. Ci mancherebbe! Anch'io ti amo come un cazzo di fratello!Con sua grande sorpresa, Dandelion non solo si svegliò nel proprio letto, ma al fianco aveva anche una bellissima ragazza. Questa circostanza sarebbe stata assai gradevole, se non fosse per la testa che gli doleva come la mattina precedente. Gli eventi della fuga notturna con il suo nuovo amico witcher erano a dir poco nebulosi. Con sua grande delusione, il liuto non era tra gli effetti personali disseminati sul pavimento. Mentre rovistava freneticamente, i grandi occhi verdi della giovane lo fissavano in maniera conturbante e... disturbante. Come se la situazione le piacesse oltremisura.
Dandelion si accigliò, ricordando tutto a un tratto la parte più importante della conversazione con Geralt. Il witcher gli aveva spiegato senza mezzi termini il motivo per cui la banda di energumeni era sulle loro tracce. Ne avevano dedotto che la cosa migliore da fare era lasciare la città il prima possibile. Ma invece di trovarsi oltre le porte di Gulet, si era ritrovato in una stanza della casa del sindaco, in compagnia di una donna dagli occhi di smeraldo che, osservandola meglio, sembrava stranamente familiare. La risposta a questo enigma, pensò, doveva essere nascosta in quello sguardo, al quale si era aggiunto uno sconvolgente sorriso che gli metteva i brividi.
Non vedendo altra soluzione, Dandelion le chiese del liuto e si fece spiegare il motivo di quel sorriso così beato.Con sua sorpresa, Geralt si svegliò nel pantano delle scuderie sotto lo sguardo giudicante di Rutilia. Una circostanza che non avrebbe ritenuto così insolita, se non si fosse sentito così miserabile, come se avesse perso la sua naturale resistenza alle tossine. Gli eventi della notte passata erano così avvolti nella nebbia che dovette fare appello a tutte le sue forze per ricordare qualcosa. Inoltre, cosa ben più inattesa, aveva il liuto di Dandelion sotto il braccio. Mentre lo osservava, l'espressione vacua di Rutilia divenne bizzarramente umana e pregna di rimprovero. Come se la cavalla lo stesse biasimando per essere tornato tardi, ubriaco e...
Geralt trasalì, ricordando tutto a un tratto le gesta notturne insieme a Dandelion, specialmente uno stupido frammento delle loro conversazioni. Il bardo aveva agilmente cambiato argomento, virando dallo scomodo problema dei quattro fratelli imbufaliti alla questione dell'amore fraterno. In un qualche momento, tra una pacca sulla spalla e l'altra e la lode all'amicizia virile che trascende futili amorini, i due avevano deciso di lasciare la città insieme. Tuttavia, era accaduto qualcosa di diverso. Qualcosa di infelice. E oltre alla cascata di ricordi, Geralt venne travolto dall'urgenza di abbandonare Gulet. Ora, Rutilia non solo lo fissava, ma sbuffava con tono accusatorio.
Sospirando pesantemente, Geralt si mise in piedi, nascose lo strumento nella bisaccia della cavalla e si rimise a cercare quell'infantile musico, quel poeta bugiardo, insomma: quella malaugurata sottospecie di babbeo.Matrimonio.
Ci sarebbe stato un matrimonio, del quale lo sposo Dandelion aveva appena saputo dalla sua futura moglie. Venne finalmente a conoscenza anche del suo nome. Kora. Se non altro l'aveva appreso prima delle nozze...
Kora, ripeteva il poeta nei suoi pensieri. È una ragazza carina, valutò mentre provava a confortarsi, sentendo il cappio del lieto fine stringersi attorno al collo. E la cerimonia di nozze, a rendere il tutto più inquietante, avrebbe avuto luogo il giorno stesso, il secondo dì della festa, in cui l'unico evento era guarda caso un sontuoso banchetto di nozze. Una cerimonia durante la quale Kora doveva andare in sposa a un altro uomo. Ma un mercante, per quanto benestante, non era paragonabile all'aristocratico Julian Alfred Pankratz, Visconte di Lettenhove, meglio conosciuto come Dandelion. Non riusciva a ricordare quando aveva reso noto il suo titolo. Il nobile poeta non ricordava nemmeno della proposta di nozze, e anzi aveva la netta impressione di non averla neppure fatta. L'ex fidanzato di Kora doveva essere un vecchio bavoso che puzzava di pesce o di qualsivoglia merce egli vendesse. E di certo non era generoso, avendo egli preferito un matrimonio popolare a una cerimonia privata più di classe. Era logico che la povera ragazza non avrebbe aspettato molto a guardare altrove alla ricerca di un compagno più degno e appropriato. Un aristocratico, non un vecchio avido e decrepito. I suoi genitori ne sarebbero stati contenti. I fratelli si sarebbero calmati e il nuovo promesso sposo avrebbe potuto defilarsi in somma tranquillità ed eleganza.
Il matrimonio perfetto.Funerale.
Ci sarebbe stato un funerale, Geralt ne era sicuro. Specialmente considerate le gioiose novità che gli erano giunte all'orecchio al mercato. Si era già sparsa la voce riguardo a una sfortunata unione tra una certa signorina di nome Kora e un visconte di Lettenhove...
Era per caso la stessa giovane nella quale si erano imbattuti nel bel mezzo della notte? Che sbraitava contro Dandelion per le disgrazie da lei sofferte? Il bardo, ovviamente, aveva presto fatto ricorso a un paio di bugie bianche, promettendole che l'avrebbe risarcita per qualunque danno da lei subito. Tuttavia questo non era bastato a calmarla, così l'artista era stato costretto a ricorrere a un'altra menzogna, millantando di avere un titolo nobiliare. Tale assurdità stavolta era stata sufficiente a calmare la giovane Kora, la quale aveva ritirato ogni accusa e la minaccia di chiamare non solo i suoi fratelli ma anche le guardie cittadine. Una minaccia non particolarmente spaventosa, non fosse stato che erano entrambi alquanto alticci e annebbiati nella ragione. E così Dandelion era andato con lei, lasciando il liuto in custodia al witcher e assicurandogli che sarebbe tornato quando la giovane si sarebbe addormentata. Ora, Geralt aveva il forte sospetto che era stata Kora a sgattaiolare via dalla sua stanza, per spifferare la lieta notizia ai servi e chissà chi altro. La sua famiglia probabilmente stava mettendo a punto la celebrazione già programmata, inconsapevole che un artista squattrinato stava per sostituire un ricco mercante. Geralt era certo che la verità riguardante lo sposo sarebbe inevitabilmente venuta a galla. I fratelli avrebbero scaldato della pece e il promesso sposo avrebbe conosciuto dolore e morte.
Un funerale veloce.Dandelion sperava che la lieta novella non si fosse ancora sparsa, cosa che avrebbe reso più semplice svincolarsi dalla situazione. Tuttavia, mentre apriva la porta per lasciare la stanza, sopraggiunse il sindaco di Gulet a complimentarsi con la giovane coppia, vanificando così ogni tentativo di fuga. I servitori nascondevano a fatica il sorrisetto che avevano stampato in volto mentre si occupavano indaffarati dei preparativi per la partenza dei due. E chi c'era fuori ad attenderli? Un comitato d'accoglienza formato dai quattro fratelli di Kora che si sfregavano le nocche. Accettarono di non ricoprire il visconte di pece e segatura, come una braciola panata, a patto che il giovane mantenesse la sua parola e si unisse alla famiglia. Offrirono i loro servigi a protezione del nuovo castello di famiglia, abitazione che Dandelion, in qualità di visconte, doveva certamente possedere. Il bardo deglutì a fatica. Da dove mai l'avrebbe prodotto, questo castello? La verità è che non gli importava niente di quei quattro smidollati. Non aveva intenzione di trattenersi così a lungo. Il vero problema era: dove diavolo era finito il suo liuto?
Il sindaco aveva fatto imbandire i tavoli di cibi succulenti, circondati da spietati musicisti di second'ordine. Più in là c'era un arco di fiori ed edera sotto il quale i promessi sposi avrebbero giurato vicendevole fedeltà. Oltre l'arco, la piazza del mercato allestita ad accogliere le danze.
Dandelion raddrizzò la schiena, improvvisamente interessato alle parole dell'officiante.
La cerimonia stava per iniziare.Geralt sperava che non avrebbe dovuto presenziare al funerale se avesse aiutato il bardo a dileguarsi. Il witcher non aveva dubbi in merito all'eventualità di un tentativo di fuga di Dandelion dai suoi futuri parenti. E così si presentò a casa del sindaco, dove sperava di trovare il poeta in preda ai postumi della sbornia e la sua promessa sposa. Ai cancelli della tenuta, tuttavia, vide dei volti familiari: una sontuosa festa di nozze organizzata dal sindaco in persona. Sembrava che la giovane avesse perfino placato i suoi fratelli. Geralt preferì non ipotizzare cosa avesse promesso loro. Il distacco totale era la scelta migliore. Una nottata di bagordi non lo obbligava certo a salvare il poeta, gli ricordò una vocina dentro di sé. Eventuali promesse prodotte in un tale stato non erano certo vincolanti, si ripeté arretrando verso le scuderie. Ma poi Geralt si ricordò del liuto nascosto nella sua bisaccia e, con un lungo sospiro, fece marcia indietro.
Il witcher non aveva certo intenzione di rischiare l'arresto innescando una rissa per liberare Dandelion, ma nulla gli vietava di attendere il momento più propizio per liberarlo.
Sfortunatamente, la sposa e i di lei fratelli non abbandonavano Dandelion nemmeno per un istante. Nel frattempo, il sindaco si cimentava in uno sfoggio di graziosa ospitalità, intrattenendo gli ospiti e spiegando le usanze locali, totalmente ignaro della spinosa situazione.
Geralt li seguiva defilato, origliando, finché non gli fu chiaro il momento in cui il bardo avrebbe fatto la sua mossa.Dandelion ballava.
Ballava con tutto il vigore che aveva in corpo. Secondo la tradizione di Gulet, lo sposo aveva il compito di salvare la giovane sposa intrappolata in mezzo a una folla danzante. Solo allora le nozze avrebbero potuto essere celebrate. Il bardo capì che quella era l'opportunità perfetta per defilarsi una volta per tutte. Per sua sfortuna, i suoi potenziali futuri cognati erano arrivati alla stessa conclusione. Avendo previsto la situazione, avevano bloccato ogni possibile via di fuga e stavano giusto per condurlo con la forza dalla sorellina, Kora.
Ma Dandelion non aveva certo intenzione di arrendersi. I festanti cittadini ballavano e danzavano e ridevano mentre si buttavano addosso gli uni agli altri. Questo, fortunatamente, impediva al promesso sposo di raggiungere la sua compagna. La musica gli riempiva le orecchie e il mondo cominciava a girargli attorno. Nonostante ciò, il bardo trovò un ritmo in quella confusione e si avviò verso l'uscita.
Superò il primo dei fratelli con un paio di piroette dal tempismo perfetto. Sorrise compiaciuto, calpestando il secondo, che era inciampato goffamente. Il terzo lo prese per mano, cimentandosi in una piroetta e lasciandolo andare al momento giusto per fargli perdere l'equilibrio. Il quarto si rivelò il più ostico. Dandelion saltò a destra, poi a sinistra e fece una giravolta, ma l'energumeno imitava i suoi movimenti come uno specchio. Il poeta, disperato, decise di tentare un ultimo trucco facendo qualche passo indietro. Poi ancora. E poi altri. Lo zuccone lo imitò alla perfezione! Così, il poeta riuscì a defilarsi e fuggire. Si nascose dietro al più vicino chiosco. Riusciva ancora a udire le grida disperate di Kora, ma non osò rischiare di voltarsi.
Aveva l'opportunità di tornare libero, ma prima doveva trovare il suo liuto. E così vagò per le strade di Gulet alla ricerca del witcher, sentendosi risentito e abbandonato. In un ultimo, disperato tentativo, si diresse verso le scuderie nella speranza che Geralt non fosse ancora partito da quella maledetta città. Quasi si mise a piangere quando vide che il cavallo non c'era. Si inginocchiò e chinò la testa. Il witcher, il cavallo e il liuto erano di certo ormai lontani. Dandelion si ritrovò nuovamente solo, privato dei suoi averi e ingiustamente punito dal fato.
All'apice della disperazione, un'ombra si manifestò alle sue spalle. Un'ombra con un liuto in una mano e le redini nell'altra. Un'ombra con una voce resa roca dalla vodka che chiedeva rudemente al bardo di alzarsi.
Dandelion si voltò, ebbro di gioia per questa svolta imprevista.
In qualche modo sentiva che questo sarebbe stato l'inizio di un lungo viaggio insieme.Geralt non ballava.
O se possibile lo evitava, dal momento che schivare la calca che aveva davanti richiedeva comunque salti ben calcolati e spintoni decisi. Il witcher era ancora in cerca di Dandelion quando la folla lo aveva inghiottito, spinta dalla stupida tradizione della danza popolare. Ma colui che invece scorse fu un vecchio e ricco mercante, con l'aria rattristata per il comportamento della sua assente promessa in sposa. Non è noto se costei avesse mai comunicato al povero sciocco le sue nuove intenzioni.
Geralt continuava a farsi largo. Alcuni dei cittadini danzanti provavano a fermarlo, senza successo. La musica risuonava sempre più forte, rendendo impossibile qualsivoglia conversazione. Nonostante la confusione, il witcher finalmente riuscì a scorgere tra la folla un peculiare cappello decorato con una piuma di airone. Il suo proprietario, cosa scontata, era coperto da quattro energumeni dall'aspetto familiare.
Senza perdere altro tempo, Geralt si gettò di peso sul primo, facendolo franare tra la folla, lontano da Dandelion. Poi si abbatté sul secondo, facendolo precipitare a terra proprio sotto i piedi del poeta. Si ritrovò poi a torcere il braccio del terzo mentre il bardo si cimentava inutilmente in assurde piroette. Il witcher concluse questo misero spettacolo con una spazzata alle gambe dell'energumeno, che finì a terra sulla schiena. Il quarto richiese nettamente più impegno, soprattutto per colpa di Dandelion. Il poeta si mosse come un giullare, cercando di spiazzare l'avversario, e, colta l'opportunità, riuscì finalmente a scappare. L'energumeno, deciso a proseguire l'inseguimento, fu improvvisamente distratto dalle urla di Kora. Il pretendente originario l'aveva abbracciata con eccessivo e discutibile zelo, stravolgendole il volto, mentre la giovane cercava il suo poetico salvatore tra la folla. Salvatore che, ovviamente, ormai se l'era data a gambe. Nel frattempo, il witcher, stancatosi di essere coinvolto negli affari altrui, aveva girato i tacchi per tornare alle scuderie.
Sorrise quando, entrando, vide il bardo per terra. Dandelion era inginocchiato in posa drammatica, evidentemente inconsapevole che, se si fosse girato a sinistra, avrebbe visto il suo liuto sbucare dalla sacca di Rutilia. E così, Geralt prese lo strumento e disse al goffo stolto di darsi un tono e porre fine a quel miserabile spettacolo.
Poco dopo, montato in sella e allontanatosi dalle porte di Gulet, si voltò indietro e scorse il bardo che lo seguiva. Sembrava proprio che Dandelion avesse intenzione di viaggiare con il witcher.
Fino ai confini del mondo.